Sintesi d'apertura

La maggior parte degli interferometri a sintesi d'apertura usa la rotazione della Terra per incrementare il numero di orientazioni della linea di base incluse in un'osservazione. In questo esempio, in cui la Terra rappresentata come una sfera grigia, la linea di base fra il telescopio A e telescopio B muta angolo col tempo rispetto alla sorgente radio, in funzione della rotazione terrestre. Acquisendo dati in momenti diversi si ottengono misurazioni con differenti separazioni dei telescopi.

La sintesi d'apertura (in inglese aperture synthesis o synthesis imaging), è un tipo di interferometria usata per collegare i segnali raccolti da una serie di telescopi per produrre immagini aventi una risoluzione angolare tale che le sue dimensioni complessive siano equivalenti alla somma di quelle dell'intero gruppo e che figuri come risultante da un unico strumento. A ogni separazione e orientazione, il modello di lobo dell'interferometro produce un output che è una componente della trasformata di Fourier della distribuzione spaziale della luminosità dell'oggetto osservato. L'immagine (o "mappa") della sorgente è il prodotto di queste misurazioni. Gli interferometri astronomici sono comunemente utilizzati nelle osservazioni ad alta risoluzione nell'astronomia ottica, infrarossa, submillimetrica e in radioastronomia. La sintesi d'apertura è possibile solo se, non solo l'ampiezza, ma anche la fase del segnale in arrivo è misurata da ogni telescopio. Per le radiofrequenze, questo è possibile con l'elettronica; mentre per la luce visibile è richiesto un interferometro laser delle dimensioni della linea di base, una tecnologia molto sofisticata che è divenuta accessibile solo negli anni '90. Questo è il motivo per cui la sintesi d'apertura è stata usata in radioastronomia fin dagli anni '50 e nell'astronomia ottica soltanto a partire dal 2000.


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